
Lunedì 13 giugno Padova festeggia Sant’Antonio. Dopo due anni di pandemia, sono tornate le cerimonie religiose con gli appuntamenti tradizionali, dal pellegrinaggio notturno alla rievocazione storica del transito di Sant’Antonio all’Arcella per terminare con la processione che ogni anno chiama a raccolta centinaia di fedeli.
Alla cerimonia del transito ha partecipato il vicepresidente della Provincia di Padova Daniele Canella, mentre alla solenne processione, assieme alle autorità era presente Vincenzo Gottardo, reggente di palazzo Santo Stefano. “Il transito, in particolare – ha sottolineato Daniele Canella - è un evento molto sentito, che si svolge la sera della vigilia della ricorrenza. E’ un momento molto evocativo che rappresenta l’arrivo e la morte di sant’Antonio. Una volta giunto il carro al santuario ha luogo il concerto delle campane delle chiese della Città che rievoca la leggenda delle campane di Lisbona, città natale del Santo, che avrebbero suonato proprio al momento della sua morte. E’ un momento di grande devozione e mi sono soffermato anch’io per chiedere al nostro Santo di intercedere per donarci la pace e proteggere tutti i cittadini”.
La novità che ha caratterizzato questa festa del Santo dal punto di vista devozionale è stata la “Tavola di Camposampiero”, giaciglio di sant’Antonio. Dopo un intenso e importante restauro, è esposta nella Cappella del Tesoro in Basilica del Santo. Si tratta di un’opera a tempera su tavola di Andrea da Murano del 1486, proveniente dalla Cella della Visione di Camposampiero, che la tradizione ci ha consegnato come giaciglio di sant’Antonio. Per la prima volta inoltre è stata realizzata sul sagrato del Santo, a opera dei maestri infioratori di Fucecchio (FI), un’infiorata in onore di sant’Antonio. Una realizzazione meticolosa di un tappeto floreale colorato con petali di fiori finemente tagliati, foglie e semi progettati ad hoc.
La processione, con le reliquie del Santo e la sua statua, ha sfilato per le vie di Padova. Il vescovo di Padova, S.E. mons. Claudio Cipolla e il rettore della basilica del Santo, padre Antonio Ramina, hanno invocato innanzitutto la pace nel mondo. “Sant’Antonio richiama fedeli da tutto il mondo – ha detto Vincenzo Gottardo – e il primo segno che ancora oggi continua ad attuarsi è proprio l’intensa e comune manifestazione di affetto che si stringe attorno a lui. E’ un percorso di fede, arte, storia e cultura che continua ad unire la nostra città e a raccogliere fedeli da tutto il mondo”.