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Presentata la campagna informativa “A novembre tiriamole fuori”, grazie allo screening individuati 11 casi di tumore al testicolo in giovani tra 18 e 25 anni. Il professor Carlo Foresta: “L’incidenza tra i giovani registra un +2,6% all’anno in Italia: l’inquinamento ambientale potrebbe avere un ruolo decisivo”. Il vicepresidente della Provincia di Padova, Vincenzo Gottardo: “Il maschio è più restio alla cura e fa meno prevenzione a differenza della donna, va cambiata la nostra mentalità”.

Il 19 novembre si celebra la Giornata mondiale dell’uomo, e mentre è sempre più diffuso il movimento “Movember”, la Fondazione Foresta Onlus, supportata dalla Provincia di Padova, si propone di affrontare le problematiche di genere nella prevenzione delle patologie nel maschio durante tutte le fasi della sua vita, dall’adolescente all’anziano. Tra l’altro, la Fondazione Foresta ha collaborato con Superfly Lab per realizzare una campagna locale pensata per Movember ricorrendo al meme marketing. L’agenzia padovana ha voluto unire la sensibilizzazione alla provocazione per arrivare ad un unico risultato: esortare l'utente maschile ad aderire alla campagna ma soprattutto, grazie al suo umorismo, ad essere condivisa a chi ancora non l'ha vista, rendendola virale.
“Abbiamo deciso di sostenere questa iniziativa – ha spiegato il vicepresidente della Provincia di Padova Vincenzo Gottardo – per l’importanza della prevenzione e dell’informazione già in età giovanile. Fare prevenzione significa permettere di ridurre il rischio di sviluppare delle malattie eliminando i fattori all’origine, identificandole precocemente in modo da poter intervenire al più presto e consentire maggiori probabilità di guarigione. Il risultato quindi non è solo la riduzione del rischio di ammalarsi, ma anche una migliore qualità della vita e su questi temi la Provincia è sempre stata particolarmente attenta e sensibile affinché la prevenzione diventi un fattore culturale che entri nella società in modo sempre più permeante”.
Una iniziativa necessaria per via della scarsa propensione che l’uomo ha nei confronti della prevenzione delle malattie e del senso del mantenimento dello stato di salute. Il presupposto che l’uomo “forte” non deve ammalarsi mai fa sì che non vi sia prevenzione, ma neppure attenzione per malattie come l’obesità, il diabete, l’ipertensione, le patologie cardiovascolari, l’osteoporosi e i tumori. Queste patologie sono più frequenti nel maschio ed è da ascriversi a questa disattenzione la riduzione della spettanza di vita dell’uomo rispetto alla donna (oltre cinque anni in meno). Gli ultimi dati del registro tumori italiani riportano inoltre una continua crescita di tumori testicolari, il tumore solido più frequente nei giovani uomini (il 12% di tutte le neoplasie tra i 15 e 49 anni), con 2.400 nuovi casi l’anno in Italia. 
“Quali siano le cause di questa tendenza non è ancora dimostrato, ma è innegabile una relazione tra le alterazioni della funzione testicolare e il forte inquinamento ambientale, come già documentato nei Paesi scandinavi”, spiega il professor Carlo Foresta. “Molte forme di inquinamento, comprendenti i pesticidi, i derivati della plastica come ftalati, bisfenoli e PFAS, interferiscono con la funzione degli ormoni testicolari e sia negli animali che nell’uomo è stato dimostrato che determinino alterazioni del sistema endocrino-riproduttivo con riduzione della fertilità, criptorchidismo e tumori testicolari. Nel Veneto questo fenomeno risulta essere ancora più evidente: qui l’incidenza diventa ancora più elevata negli uomini under 50, superando addirittura i paesi scandinavi (12,3 contro 11,5 casi ogni 100.000 abitanti), che sono ad oggi considerati come i Paesi a più elevata incidenza di questo tumore”. 
Nonostante questo, non si effettuano adeguate campagne di informazione e di screening, a differenza di quanto accade nelle donne, ad esempio per il tumore del collo dell’utero che ha una incidenza minore (1 caso ogni 442 soggetti tra 0 e 49 anni) e che, proprio grazie alla continua proposta di screening, ha visto una netta riduzione sino a raggiungere tassi di incidenza di gran lunga inferiori a quelli del tumore del testicolo. 
“I motivi sono molti - spiega Foresta - tra tutti la scarsa attenzione che il maschio ha per la propria salute che si traduce in una più elevata prevalenza di patologie rispetto alla donna (obesità, ipertensione, malattie cardiovascolari, tumori solidi) con conseguente riduzione della speranza di vita di oltre 5 anni. È essenziale far capire anche all’uomo l’importanza della prevenzione, stimolando le politiche di informazione e di screening per queste patologie. L’autopalpazione dei testicoli rappresenta un importantissimo strumento di prevenzione secondaria che tutti gli uomini dovrebbero effettuare all’incirca ogni mese. Con le precedenti campagne di screening abbiamo individuato 11 casi di tumore al testicolo in giovani tra 18 e 25 anni. Questo dato dimostra quanto siano importanti le campagne di prevenzione”.
Queste riflessioni hanno indotto la Fondazione Foresta a lanciare la campagna di prevenzione "A novembre tiriamole fuori”, un’iniziativa di sensibilizzazione sulle problematiche dell’apparato maschile e la prevenzione del tumore al testicolo. Una campagna meme-marketing creata con Superfly Lab, che coniuga sensibilizzazione, esortazione, umorismo e provocazione, l'ironia, in questo caso, accende il passaparola e spinge la condivisione anche nei confronti di chi non l'ha ancora vista.
“L’esercito e la sanità militare - ha detto Sergio Garofalo, direttore dell’Ospedale Militare di Padova – hanno svolto senza risparmio di energie un ruolo importante nella prevenzione delle malattie anche perché già ai tempi della leva venivano diagnosticate moltissime malformazioni sia a carico dell’apparato cardio vascolare che genitale maschile. La cultura della prevenzione rappresenta quindi un momento fondamentale per impedire il rischio della progressione delle malattie. Oggi grazie alle visite periodiche stabilite con la medicina preventiva si riescono ad evitare l’aggravarsi di malattie e patologie che diversamente diventerebbero inoperabili”.
Questo tipo di screening ha lo scopo di individuare precocemente le malattie andrologiche, in netto aumento negli ultimi decenni in particolare l’infertilità maschile e il tumore del testicolo, la più frequente neoplasia solida nei giovani maschi. L’esame diagnostico è utile, inoltre, per individuare altre patologie molto diffuse come il varicocele giovanile e le ipotrofie testicolari, anch’esse causa di infertilità se non diagnosticate precocemente. L’approccio clinico proposto dalla Fondazione Foresta sarà mirato ad ogni fascia di età per le più specifiche patologie. Ai diciottenni, ad esempio, è consigliata l’ecografia testicolare e i test delle malattie sessualmente trasmissibili, con tanto di consulenza e supporto psicologico. Dai trent’anni si aggiunge l’esame del liquido seminale e dei colloqui sui fattori di rischio che portano all’infertilità, mentre dai cinquant’anni si affrontano problematiche più complesse, come andropausa, osteoporosi e disfunzione erettile.    
Informazioni al numero verde 800 100 123

LE SCHEDE DI APPROFONDIMENTO

OSTEOPOROSI L’osteoporosi, patologia ossea tipicamente considerata al femminile, colpisce un uomo su cinque e gli uomini muoiono più delle donne a seguito di una frattura osteoporotica. Infatti, mentre per la donna esistono programmi di screening e in generale il sesso femminile ha una buona consapevolezza su questa malattia, pochi uomini la conoscono, non esistono programmi di prevenzione e anche i medici tendono a trascurarla. Per prevenire le fratture da fragilità ossea nell’anziano è tuttavia importante fare prevenzione già in età giovanile, quando si completa la crescita dell’osso al termine dello sviluppo. I dati raccolti dalla Fondazione Foresta ONLUS come parte del “Progetto di Prevenzione Andrologica permanente” negli istituti superiori della provincia di Padova evidenziano come nei giovani maschi diciottenni si osservi una importante riduzione della densità ossea nel 16% del campione analizzato. Una riduzione di massa ossea in età giovanile si può riflettere in un aumentato rischio di osteoporosi in età più avanzata, quando la salute dell’osso decresce naturalmente con l’avanzare dell’età.

OBESITÀ La comunità medica e scientifica internazionale è ormai unanimemente concorde nel riconoscere l’obesità come una vera malattia cronica oltre a rappresentare un rilevante fattore di rischio rispetto ad altre severe patologie non trasmissibili. Come dicono le rilevazioni epidemiologiche a cura dell’Istat, sono molto spiccate le differenze di genere per l’eccesso di peso, sfavorevoli per gli uomini: nel 2020, su 10 uomini adulti, circa 6 sono in eccesso di peso, a fronte di 4 donne su 10. In entrambi i generi il picco di prevalenza si osserva tra i 65 e i 74 anni, dove raggiunge il 53% per le donne e circa il 68% per gli uomini. Lo svantaggio maschile tra gli adulti si registra già tra i giovani di 18-34 anni (+40% in media) e dopo i 35 anni in tutte le classi di età che si susseguono oltre il 50% degli uomini presenta un eccesso ponderale, mentre per le donne questo si verifica solo dopo i 65 anni.

ASPETTATATIVA DI VITA DELL’UOMO Prima dell’attuale pandemia da COVID-19 molti indicatori di salute evidenziavano un trend favorevole che, negli ultimi decenni, ha accreditato l’ipotesi di una “compressione della morbilità o disabilità”, ovvero di un graduale spostamento verso età progressivamente più avanzate dell’insorgere di condizioni di salute severe. Nel 2019, si conferma il lento progressivo aumento della speranza di vita, che a 65 anni è di 19,4 anni per gli uomini e di 22,4 anni per le donne. A causa dell’eccesso di mortalità per Covid-19, i dati relativi al 2020 attestano invece una riduzione della vita media attesa a 65 anni: -1,3 anni per gli uomini e -1 anno per le donne, con un arretramento di circa 10 anni dei livelli dell’aspettativa di vita. Vi sono infatti evidenti differenze di genere nella mortalità per COVID-19: circa il 59% dei deceduti è di sesso maschile. Tra gli uomini un decesso su cinque è un caso Covid-19, tra le donne la proporzione è di un caso ogni sette decessi.

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15/11/2021