L’Italia, l’Europa, il mondo sono cambiati: il Covid19 segna lo spartiacque tra ciò a cui eravamo abituati prima e ciò che saremo domani. Oggi è il tempo di agire e l’obiettivo deve essere quello di salvare il nostro sistema produttivo.
Per questo condivido l’approccio del presidente di Assindustria Venetocentro Leopoldo Destro affinché si realizzi un passaporto sanitario che consenta ai vaccinati o agli immunizzati di spostarsi liberamente.
L’Unione europea fonda la sua ricchezza sulla libera circolazione di merci e persone: se viene meno questa prerogativa, sarà impossibile per tutti i Paesi aderenti rimettere in moto la macchina.
Quando si parla di libera circolazione delle persone si parla anche di contatti, di relazioni internazionali, di export, di uomini e donne di affari che stringono alleanze e fanno viaggiare le loro imprese. Si parla, ovviamente, di turismo che è una miniera d’oro e fino all’emergenza sanitaria dava lavoro a 4,2 milioni di occupati, senza contare tutto l’indotto e la filiera.
Come Provincia sosteniamo chi vuole trovare soluzioni concrete alle politiche dei divieti senza se e senza ma: l’istituzione delle cosiddette zone “rosso scuro” rischia di tingere di color nero lutto la tenuta delle nostre comunità che si fondano sulla voglia di muoversi, di visitare, di far emergere le tante eccellenze locali, di stringere rapporti umani prima che commerciali.
La soluzione all’emergenza, ai ritardi sui vaccini, alle esigenze di tutelare la salute e la tenuta del sistema sanitario non è quella di far crollare le fondamenta di interi Paesi e di milioni di persone: se la soluzione più plausibile è avere un documento internazionale che attesti l’immunità o la vaccinazione di chi viaggia, mi chiedo perché non farlo e perché non farlo in tempi rapidi. Qui non si tratta di rinunciare a concetti preziosi come privacy e libera scelta: si tratta di trovare un nuovo equilibrio tra il diritto a preservare la salute e l’assoluta necessità di dare lavoro e di avere un lavoro. Solo così possiamo consentire a milioni di italiani di continuare a pagare il mutuo o l’affitto della casa, gli studi dei figli, le pensioni, i servizi della pubblica amministrazione e la vita quotidiana. Le politiche dei bonus, dei rimborsi, dell’assistenzialismo non possono né restituirci la dignità dell’onesto guadagno, né garantire la tenuta del sistema produttivo, economico, ricettivo e occupazionale padovano, veneto e italiano.
Il grido di allarme di Assindustria Venetocentro e le sue proposte vanno ascoltate. L’invito è rivolto anche al Governo e a chi ha in mano le sorti del Paese: come amministratori locali, come sindaci, dire che siamo preoccupati è dire poco. Io sono convinto che si possa trovare una quadra purché non ci si arrocchi su posizioni estremiste. Ogni mediazione si fonda sulla capacità di accettare un passo indietro per farne due avanti, tutti insieme. L’alternativa è che nel giro di un anno, le Terme euganee, città come Padova, Venezia, Treviso, Verona oppure le aree artigianali dei nostri Comuni, si trasformino in luoghi svuotati dalla vita come cattedrali nel deserto, simbolo del crollo economico e sociale di un’intera Nazione.
Fabio Bui
Presidente della Provincia di Padova