E' il giorno del ricordo, perché nessuno vuole né può dimenticare l’11 settembre di 18 anni fa, quando il mondo fu sconvolto dall’attacco terroristico agli Stati Uniti. Come ogni anno Padova, davanti al monumento “Memoria e Luce”, celebra l’anniversario con una cerimonia che è diventata un momento per ricordare i caduti, ma anche per guardare al futuro.
Le massime autorità cittadine hanno reso gli onori alle vittime con la deposizione di due corone d’alloro davanti al monumento progettato da Daniel Libeskind, che rappresenta il monito per non dimenticare la barbarie del terrorismo e dell’odio. Presenti i gonfaloni dell’Università degli studi di Padova, della Regione Veneto, del Comune di Padova, della Provincia di Padova e di altri comuni. I medaglieri e i labari delle associazioni combattentistiche e d’arma, oltre alla Fanfara della Civica Orchestra di Fiati di Padova. Il console americano nel suo intervento ha ringraziato la città per il sostegno, l’amicizia e la solidarietà. Per la Provincia di Padova era presente il presidente Fabio Bui che è intervenuto dicendo: “ L’11 settembre 2001 tutto è accaduto in un lampo. La follia assassina dei terroristi falciò, in pochi istanti, circa tremila vite innocenti. Nella memoria di tutti noi sono rimaste indelebili le immagini, tanto incredibili quanto strazianti, di quei momenti: non si possono cancellare né, credo, si vorranno mai dimenticare.
Ci trovammo di fronte ad immagini di sofferenze inaudite, insieme ad immagini di straordinario eroismo e di abnegazione epica dei soccorritori di fronte ad una sciagura di proporzioni terrificanti. L'orrore artificiale di tante pellicole di fantascienza divenne improvvisa realtà, per il disegno di menti diaboliche e per la volontà di pochi uomini posseduti da un fondamentalismo totalitario.
Dal buio di quel giorno abbiamo iniziato a risollevarci, e a prendere coscienza della lezione che quel tragico evento ci impartiva e ci impartisce. Se la follia omicida dei terroristi di Al Qaeda aveva come obiettivo la guerra all'Occidente, essa produsse, invece, una profonda ferita all'intera umanità colpita da tanta, insensata, atrocità che si credeva cancellata dalla faccia del Pianeta. Oggi, non possiamo negare che fummo tutti presi di sorpresa, non solo perché l'opinione pubblica non aveva avuto alcun sentore, ma perché nessuno si poteva aspettare atti così gravi e devastanti.
Lo sgomento e la sorpresa di allora, ci inducono a più approfondite e ragionate considerazioni su quel momento e alla prospettiva attuale. L'11 settembre ha determinato una forte presa di coscienza, che ha coinvolto fortemente anche il nostro Paese, sulla necessità di un impegno senza equivoci o riserve contro il terrorismo.
Tutto il mondo civile, ad ogni latitudine e senza incrinature, al di là di interessi e logiche particolari, deve portare avanti senza dubbi una lotta senza quartiere ai fenomeni del terrorismo, ai suoi attori materiali e ai suoi mandanti.
Questo impegno non va attenuato perché i germi sono ancora presenti. Oggi la sola cosa che dobbiamo temere è la paura, che è insita nelle intenzioni dei "signori del terrore", che intendono riportare indietro le lancette dell'orologio dei nostri sistemi di democrazia liberale. Dobbiamo sapere bene, però, che il fondamentalismo non è l'Islam.
E non c'è nessuna Guerra Santa dichiarata dal mondo musulmano all'Occidente. La religione non può che essere foriera di pace. A nessuno è lecito assumere il motivo della differenza religiosa come presupposto o pretesto di un atteggiamento bellicoso verso altri essere umani. Ma possiamo invece, con altrettanta chiarezza, riconoscere che la vitalità civile e la coscienza democratica dei nostri Paesi, hanno saputo irrimediabilmente sconfiggere - sul piano culturale e politico - questi uomini della morte, e le loro aberranti idee e i loro rituali parareligiosi. Non si costruisce nulla con le semplificazioni o con le drammatizzazioni di comodo ma sostenendo con grande decisione e generosità i processi di formazione libera, perché un numero sempre più ampio di fanciulli e di giovani - ragazzi e ragazze - frequentino le scuole e ricevano una educazione aperta e positiva. E' questa la nuova frontiera per una vera emancipazione sociale. E mai come oggi la città di Padova, con i suoi 102 Comuni, con la sua prestigiosa Università, con il suo straordinario patrimonio sociale e culturale, con i suoi centri di formazione a ogni livello, candidata a città del volontariato per il 2020, candidata a patrimonio dell’UNESCO con URBS PICTA, deve partire il messaggio che il migliore antidoto ai fondamentalismi è la formazione, la cultura. Con la formazione e la cultura si assottigliano sempre più quelle sacche di pregiudizio, di miseria e di povertà, dove attecchiscono rancori e odi, che sono il terreno di coltura per il radicalismo e la propaganda estremista. Guai ad avere paura dell’emancipazione culturale, piuttosto preoccupiamoci quando le informazioni restano a disposizioni di pochi. E' questa la speranza che dobbiamo coltivare, non solo per la nostra sicurezza, ma per il bene dell'Umanità. Per costruire, allora, un futuro di pace - insieme alla fermezza senza equivoci contro i violenti - non c'è altra via che il dialogo, la paziente fatica di comprendersi, conoscersi, apprezzarsi, rispettarsi. Dai momenti più duri il mondo civile ha saputo sempre risollevarsi con fiducia nelle proprie capacità, guardando in avanti, valorizzando con intelligenza le energie che ci sono”.