1 maggio presidente della Provincia di Padova Fabio Bui

Buon Primo Maggio a tutti i Padovani.    
Un primo maggio che dovrebbe coincidere con l’inizio della “fase due”, la ripartenza, la speranza, il desiderio di tanti imprenditori, lavoratori e famiglie.
Consentitemi innanzitutto un ringraziamento a tutti coloro che in questo periodo di emergenza hanno continuato a prestare la loro opera in trincea, instancabilmente, dai medici, ai sanitari, dalle Forze dell'Ordine al personale che ha lavorato nei supermercati e in tutto il settore della logistica e dei trasporti, ai volontari della Protezione Civile, ai Sindaci e agli amministratori comunali.
Ma c’è un “settore” chiamiamolo così, che attraversa tutte queste categorie trasversalmente, è presente ovunque: il settore delle donne e mamme che lavorano. La grande maggioranza di loro sta chiedendo se il 4 maggio o quando sarà, potrà tornare al lavoro, e come riuscirà a farlo con le scuole chiuse, gli asili, i nidi e pure il lockdown dell’assistenza ai bambini. Per migliaia di loro le dimissioni potrebbero diventare una scelta obbligatoria, così come il ritorno al ruolo esclusivo della casalinga. E’ urgente pensare a dirottare risorse in questa direzione per non rischiare di compiere un passo indietro davvero irrimediabile.
Se la nostra regione e provincia sono stati esempio in questa emergenza sanitaria, dobbiamo continuare ad esserlo per le nuove sfide in cui Padova e il suo territorio saranno chiamate anche per il rilancio economico.
Ora serve che nel rispetto della salute e della sicurezza, le aziende possano tornare a produrre, altrimenti ne va della stessa sopravvivenza della nostra economia.    
Sono 32mila le imprese padovane pronte a riaprire i battenti, per un totale di 112mila lavoratori. Non dimentichiamo che solo la nostra provincia produce circa 32 miliardi di Pil all’anno. Sostanzialmente, ogni singolo giorno a Padova vale 87,67 milioni di euro di prodotto interno lordo, ma il contagio del virus nel mondo del lavoro prosegue con un ritmo di 6 mila dipendenti persi la settimana. A quasi due mesi dal 23 febbraio, con l’introduzione delle prime misure restrittive, Veneto Lavoro certifica la perdita dei posti in Veneto pari a circa 50 mila (tra mancate assunzioni e diminuzione effettiva delle posizioni). La metà è imputabile al settore del turismo.
L’azione di contrasto a questa situazione non può essere la quantità di contributi economici erogati, ma la capacità di interpretare lo sviluppo del territorio. Alla base del rilancio del nostro Paese deve esserci un grande piano di investimenti a favore dei Comuni e delle Province per dare attuazione alle opere viarie, alla rete di trasporto pubblico locale e a tutte quelle “eterne incompiute” che da troppo tempo minano la competitività del nostro sistema.
Viabilità, edilizia scolastica, cantieri aperti. Le Province sono pronte a fare la loro parte se il Governo ascolterà le nostre richieste.  Siamo pronti a far partire, in tempi brevissimi, numerosi cantieri dando immediato aiuto alle imprese oggi in grande difficoltà. Come UPI abbiamo avanzato la richiesta della costituzione di un fondo da un miliardo per il 2020 e 2021 per gli investimenti in opere di manutenzione straordinaria su strade ed infrastrutture viarie provinciali (strade, ponti, gallerie, viadotti), ma anche per la manutenzione straordinaria degli edifici scolastici delle scuole superiori.
Serve un’accelerazione decisa e una semplificazione delle procedure per avviare il prima possibile cantieri e opere pubbliche che possano sostenere il nostro territorio nell’immediato, dando respiro all’economia locale.
Si devono mettere le aziende nelle condizioni di lavorare ed essere produttive, snellendo la burocrazia ed introducendo incentivi per riportare in Italia le produzioni delocalizzate all’estero.
La crisi da Covid-19 porterà in Veneto una perdita del Pil di 4 miliardi per ogni settimana di chiusura nel primo semestre. Quasi 2,5 miliardi per ogni settimana di chiusura nei territori di Padova e Treviso, Belluno, Venezia e Rovigo a trazione manifatturiera. Se l’economia non ripartirà velocemente, molte nostre imprese, soprattutto piccole e medie, potrebbero non riaprire più perché restare fermi per due o tre mesi significa uscire dalle catene delle forniture e quindi dal mercato.       L’unico tema che va affrontato con grade responsabilità è quello del rispetto dei requisiti di sicurezza in azienda, ma ogni giorno perso nella ripartenza incide sull’occupazione, sulla perdita di quote di mercato e genera tensioni sociali inimmaginabili.
Ciò non toglie che gli italiani, per quanto timorosi del futuro che li aspetta, abbiano desiderio di rinascita, di rimboccarsi le maniche e di lasciarsi alle spalle questo brutto periodo per realizzare un nuovo “miracolo italiano”.
Mettiamo da parte le polemiche sterili, abbiamo davanti un anno duro in cui serve grande impegno e responsabilità. Il mio è un appello a una politica diversa da parte di ogni schieramento e qualsiasi colore. Ora più che mai serve unità, serve andare avanti insieme.  “Ripartiamo. In sicurezza, ma ripartiamo”.

Fabio Bui
Presidente Provincia di Padova

30/04/2020